«Paura e ansia si legano al sentimento dell’umiliazione e insieme danno luogo a rabbia, aggressione, desiderio spasmodico di individuare il colpevole e scagliarci contro la presunta causa».
In questa sintesi del pensiero del sociologo e filosofo polacco Zygmunt Baumann (Corriere del Ticino del 29 agosto, pag. 3) leggo la fotografia dei sentimenti che caratterizzano il Ticino di questi mesi.
Il Ticino che incontro su Facebook (nei profili e nei gruppi), nelle lettere dei lettori, nella mia attività di municipale di Monteceneri, nella vita di ogni giorno.
Per ridare speranza al Ticino e costruire insieme un futuro (che sarà per forza diverso dal passato di cui abbiamo fatto esperienza) dobbiamo dare una risposta alle paure, alle ansie e alle umiliazioni di molti ticinesi: quelli che sono senza lavoro (e che sfuggono alle statistiche della disoccupazione) o in assistenza e quelli che si sentono più insicuri di fronte, ad esempio, alla notizia dei licenziamenti alla BSI.
Ma quale risposta? Non la conosco.
So che non potrà essere né semplice né di immediata applicazione ed efficacia, ma spero che il mettersi alla ricerca possa dare almeno un segnale di speranza.
Per me la strada per provare a ridare speranza al Ticino è una sola: il dialogo.
Dialogo tra le persone, tra Cantone e Comuni, tra enti pubblici e provati, tra datori di lavoro e sindacati, tra i partiti.
Quale dialogo?
Per rispondere a questa domanda, chiedo ancora aiuto a Zygmund Baumann (e a Papa Francesco): il dialogo non è solo conversazione, è lo sforzo di ascoltare e confrontarsi anche con chi ha opinioni che non possiamo condividere.
Dialogare è riconoscere che viviamo in un mondo interdipendente, che ci obbliga a capirci.
Dialogare è anche un rischio: «Chi intrattiene un dialogo deve svolgere il doppio ruolo d’insegnante e di discepolo, ed essere sempre disposto a imparare quando il nostro interlocutore ha da dire cose più importanti delle nostre».
E, soprattutto, «l’obiettivo del dialogo non è quello di creare vincitori e vinti, ma arricchire tutti discutendo».