La Svizzera ha molti aspetti

Ieri e oggi, a Balsthal (SO) ho partecipato all’annuale riunione “extra-muros” del Comitato SAB, il gruppo svizzero che difende gli interessi delle regioni e dei Comuni di montagna e degli spazi rurali.
Fra i molti temi discussi ne ricordo alcuni: attualità e futuro della politica agricola svizzera, la nuova strategia per la gestione del lupo e della lince, le indicazioni di voto per il 28 settembre.
La due giorni di intenso lavoro, iniziata con la presentazione del parco naturale regionale della Thal, ha avuto quale piacevole intermezzo l’incontro con alcuni ospiti della regione accolti dal presidente Isidor Baumann e dal presidente del Consiglio nazionale Ruedi Lustenberger (membro del Comitato SAB): il Consigliere nazionale Kurt Fluri, sindaco di Soletta e presidente dell’Unione delle Città Svizzera, il presidente del Gran Consiglio di Soletta Peter Brotschi, il Consigliere di Stato Roland Fürst e altri graditi ospiti.

Un momento di incontro e scambio di esperienze con le autorità locali, occasione per interessanti scambi di esperienze, per conoscere una Svizzera dai molti aspetti (vielseitig) ed anche per far conoscere il Ticino e capire come ci vedono (con attenzione e simpatia) gli amici Confederati.
Con un pizzico di nostalgia per l’occasione mancata dai nostri politici l’anno scorso, quando la “due giorni” del SAB si è svolta a Ponte Tresa.

SAB

«Fetido balzello»: i conti non tornano

Data per imminente già nel giugno 2013, è stata presentata giovedì la soluzione cantonale per la tassa sul sacco.
Una bella notizia (per l’ambiente) che suscita in me sentimenti contrastanti.

Prevale la soddisfazione di ritrovare nel messaggio del Consiglio di Stato la conferma di tutti gli argomenti sostenuti (ahimè senza successo) prima del voto sul Regolamento comunale dei rifiuti per Monteceneri. Compreso quello secondo il quale le tasse dovrebbero coprire il totale dei costi (e non già al massimo il 70%).
La lettura del messaggio permetterà ai miei concittadini di sapere chi ha raccontato loro verità o bugie.

Capisco anche gli sforzi del Consigliere di Stato on. Claudio Zali che da ex-giudice deve far rispettare la legge e le sentenze del Tribunale federale, mentre, entrato in Governo come un «leghista duro e puro» si ritrova a dover giustificare l’imposizione ai Comuni del «fetido balzello» ferocemente escluso da Giuliano Bignasca.

Comprensibile, dunque il tentativo di sdoganarlo proponendo (meglio imponendo ai Comuni) un sacco «ampiamente scontato»: sento già gli amici leghisti darmi del «ladro o disonesto» per avere proposto in Municipio un sacco da Fr. 1.20 per 35 litri.
Ma i conti non tornano.

Giustamente la proposta di legge impone, accanto alla tassa sul sacco anche una tassa base che copra tra gli altri anche «i costi  per i quali non è determinabile un nesso causale con i quantitativi per i rifiuti prodotti».
Poi però il Consiglio di Stato propone di fissare la tassa sul sacco tenendo conto soltanto dei costi per l’incenerimento dei rifiuti all’ACR di Giubiasco.

Del tutto dimenticati (o ingiustamente caricate sulla tassa base) i costi per la produzione e la distribuzione dei sacchi. Eppure sembrerebbe normale non caricare su chi utilizza meno sacchi anche i costi causati dai concittadini meno diligenti.
Facciamo dunque due conti:

  • Costo di smaltimento (IVA compresa): Fr. 183.60 la tonnellata, ovvero Fr. 0.1836 al kg; per 5 kg: Fr. 0.92
  • Costo del sacco: da Fr. 0.12 a Fr. 0.16 (secondo il messaggio del CdS); ipotizzo che siano compresi anche i costi per la distribuzione
  • Totale (incenerimento e sacco): da Fr. 1.04 a Fr. 1.08

Restano  poi aperte tre questioni:

  • L’ipotesi di un peso medio di 5 Kg per un sacco di 35l è basata sulle più recenti statistiche; si tratta però di una media mentre gli stessi dati dimostrano che con la tassa sul sacco il peso di un sacco tende ad aumentare. È pertanto possibile che con il costo fissato a livello cantonale (specie se entro una forchetta molto stretta) i Comuni debbano caricare una parte dei costi anche sulla tassa base, contravvenendo così alle indicazione della legge (federale e cantonale).
  • Almeno una parte dei costi di raccolta sono riconducibili al volume dei rifiuti: in particolare nei casi in cui (per talune parti del territorio comunale) si rendano necessari dei giri di raccolta supplementari.
  • Il Tribunale federale ha sì confermato la legittimità di una tassa base indipendente dai quantitativi per finanziare infrastrutture e servizi che devono essere mantenute indipendentemente dalla loro utilizzazione ma ha pure stabilito che «la proporzione tra la tassa base e quella proporzionale ai quantitativi deve corrispondere approssimativamente al rapporto tra i costi fissi per un terzo e i costi variabili per due terzi».

Insomma: il messaggio del Consiglio di Stato è un primo passo importante ma il lavoro non è concluso.
Spetta ora al Gran Consiglio dare risposte convincenti a queste (ed altre questioni).
E se poi il costo del sacco da 35l dovesse essere fissato tra Fr. 1.20 e Fr. 1.80, pazienza.
In nessun caso i Comuni dovranno e potranno prelevare più dei costi effettivi.

Tutta da verificare, poi, anche l’affermazione secondo la quale per i cittadini non ci saranno aumenti.
Infatti, oggi, la maggior parte dei casi i Comuni preleva il 70% – 80% dei costi del servizio rifiuti.
Con il «fetido balzello» dell’on. Claudio Zali dovranno invece finanziare la totalità dei costi!
Com’è possibile che il costo per i cittadini possa diminuire sensibilmente se i Comuni dovranno prelevare dal 20 al 30% in più? 
Al più, il costo totale potrebbe essere neutro se le contingenze permetteranno di ridurre le imposte. Vista la situazione generale è però più probabile che grazie alle nuove tasse (e all’obbligo di coprire tutti i costi) si potranno evitare ulteriori aumenti del moltiplicatore!
Ma per chi oggi le imposte non le paga (ad esempio perché esente) ci sarà solo un aumento dei costi!

Né rottamatori né gattopardi

Il Caffè lancia oggi un appello «AAA cercasi classe dirigente» e si chiede «a quando un “Renzi” che anche in Ticino rottami la vecchia classe dirigente?».
Incipit interessante, anche se poi non ho trovato approfondimenti all’altezza delle promesse.

GattopardoSul punto di partenza sono d’accordo: per uscire dalla crisi attuale, il Ticino ha bisogno di nuove idee, di nuove modalità per risolvere i problemi (non solo gruppi di lavoro anchilosati) e, soprattutto di nuove persone pronte e capaci a lavorare insieme.

Per questo la politica (e in particolare PLRTPPD) deve definitivamente buttarsi alle spalle i secoli della «Politica a fucilate» [1] e lasciare riposare in pace i «martiri» Guglielmo Pedroni e Luigi Rossi[2] ma anche le nostalgie (e le invidie) per il «Governo di Paese» (o Pateracchio) rispettivamente per l’«Intesa di sinistra» (o del tavolo di sasso).
Semmai dovremmo avere tutti insieme la capacità di guardare alla nostra Storia per riconoscere gli sforzi fatti da tutti per il bene del Ticino e ricavarne indicazioni utili per il presente e il futuro.

Così, ad esempio, è importante capire che anche negli ultimi 20 anni la politica di è fatta «a fucilate»: fortunatamente senza morti o feriti ma con le armi più subdole del dileggio (camuffato da satira), del sospetto e della calunnia. Ed anche (almeno per me) di un sottile (e spregevole) piacere quando questi attacchi erano rivolti contro persone degli altri schieramenti.

Non credo però che il Ticino abbia bisogno di rottamatori.
Abbiamo invece bisogno di tessitori di nuovi rapporti (anche tra i partiti), di artigiani che sappiano rimettere insieme i cocci per costruire qualcosa di nuovo, di persone con visioni e con la capacità di tradurle in sfide e progetti.

Anche per questo sospetto di chi invoca «un Renzi ticinese» (perché mai dovrebbe essere un uomo?) se a chiedere a gran voce «un ricambio generazionale e un salto culturale all’interno delle classi dirigenti» sono esponenti di una classe politica che oltre ad avere lavorato per e nelle istituzioni ha «bruciato» una o due generazioni. Tra queste anche quei giovani che, all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, chiedevano a gran voce una nuova «cultura politica».

Per questo, mentre credo perciò che il Ticino non abbia bisogno di rottamatori, sono altrettanto convinto che non ha nemmeno bisogno di personaggi (o padrini) che, con il pretesto di chiedere il rinnovamento della politica, cercano (o almeno insinuano il sospetto) di riproporre le modalità e le logiche del secolo scorso.
Mi torna in mente il Gattopardo: «Se vogliamo che tutto rimanga come è [o torni come era], bisogna che tutto cambi»[3].

In conclusione: il Ticino ha bisogno di una nuova classe dirigente.
Diffidiamo però da chi tende a riproporre gli schemi e le modalità del passato e stiamo attenti ai profeti forse solo nostalgici dei «bei tempi» di una politica che, per il nostro bene, deve essere definitivamente consegnata alla Storia del nostro Ottocento e Novecento.

 

 

[1] Raffaello Ceschi; Ottocento Ticinese, Ed. Dadò, 1986; capitolo 2, pagina 31

[2] Vittime dei «Fatti di Stabio» del 22 ottobre 1876, rispettivamente della sommossa dell’11 settembre 1890

[3] Tommasi di Lampedusa, Il Gattopardo

Il coraggio di uscire dal guscio

«Non v’è quasi traccia della nostra presenza al Campionato del mondo sui media stranieri»: lo scrive, amaramente, Tarcisio Bullo sul Corriere del Ticino di oggi.  Non ho controllato. Ricordo però il titolo della Gazzetta dello Sport online dopo la vittoria con l’Ecuador.

DzemailiE non solo. Dopo la nostra sconfitta contro l’Argentina, Massimo Gramellini ha riservato alla nazionale svizzera (o Blerim Džemaili) il suo Buongiorno di mercoledì 2 luglio.

Sulla prima pagina de La Stampa, Gramellini prende spunto dal palo colpito dal nostro nazionale nei minuti di recupero e dalla «palla, che dopo aver toccato il palo gli rimbalza sul polpaccio come in un flipper [e] invece di rotolare dentro esce di un nulla, sancendo la vittoria della sopravvalutata Argentina»

Vi lascio il piacere di leggere il Buongiorno di Massimo Gramellini.

Mi ha colpito la conclusione: «Non è il talento a fare la differenza, ma la consapevolezza nell’usarlo. Che tradotto in vita pratica significa: più uscirai dal guscio delle tue sicurezze e ti cimenterai nelle prove difficili accettando il rischio di perderle, più acquisirai quella magia dell’inesorabile che ti porterà a fare gol nel momento decisivo».

Auguri a chi accetta la sfida di uscire dal guscio protettivo e per mettere in gioco il proprio talento!

Da Natalia la prima risposta

Dopo la presentazione della lista PLRT per il Consiglio di Stato mi ero permesso alcune domande a Rocco Cattaneo e ai candidati. Ieri, da Natalia Ferrara Micocci è giunta la prima risposta: le dimissioni dalla carica di Procuratrice Pubblica.

20140702_StabioUn atto dovuto ma coraggioso.
Poiché la legge non permette il congedo, Natalia (ormai mi è simpatica) farà la campagna elettorale «senza rete» e, se non fosse eletta in Consiglio di Stato, dal 20 aprile 2015 dovrà cercarsi un nuovo lavoro.
Non solo: per rispettare la carica, fino a quando lavorerà in Procura (cioè fino a metà ottobre), rinuncerà alla campagna elettorale mentre i suoi colleghi di lista potranno liberamente muoversi ed esprimersi in pubblico. Insomma: una partenza ad handicap.

La dichiarazione con la quale Natalia ha annunciato la sua decisione (leggi qui) ha confermato le mie prime impressioni: è una giovane donna matura, competente, determinata e nello stesso tempo consapevole dei suoi doveri e dei suoi limiti.
Per chi non avesse il tempo di leggere tutta la dichiarazione, estrapolo le frasi che più mi hanno colpito:

  • Vengo da una famiglia semplice, di cui sono fiera
  • Chi ha il privilegio di poter fare quello che sogna nella vita deve dare il massimo per il bene pubblico e l’interesse collettivo
  • Ho imparato che con l’impegno, con il lavoro, qualsiasi lavoro, si possono raggiungere obiettivi altrimenti inavvicinabili
  • Chi vuole provare a cambiare qualcosa, deve dimostrare qualcosa e saper rischiare

Natalia Ferrara Micocci  ha dimostrato di volersi impegnare per il Ticino, di crederci e di essere pronta a rischiare: anche con una campagna «senza rete» e
«ad handicap».
Chapeau e… Auguri!

(Fotografia dal web: tio.ch)