Il «privilegio bianco» non è una colpa. Ma…

Sabrina Efionayi è una ragazza nigeriana, di 23 anni, nata e cresciuta in Italia.
Nel podcast «Storia del mio nome» rivela la sua esperienza, la ricerca della sua identità, l’amore e la sofferenza delle sue due mamme.
Un racconto intenso – «di straordinaria forza morale e civile» – che mi ha regalato scoperte e mi ha emozionato.
Soprattutto, mi ha interrogato, mi ha spinto a guardarmi dentro, a mettere in discussione molti miei atteggiamenti nei confronti degli immigrati che incontro nella vita di ogni giorno.

Non puoi fare nulla per diventare razzista, ma puoi fare un grande lavoro su te stesso per smetterlo di esserlo.

Ho scoperto che anch’io ho un «razzismo interiorizzato», fatto di automatismi che riconosco e con i quali non sempre sono pronto a fare i conti.

Vi invito ad ascoltare la storia di Sabrina.
Al termine del quinto episodio vi propongo di fare il «test» proposto da Sabrina per prendere coscienza che il nostro «privilegio bianco» (o di cittadino svizzero) non è una colpa ma lo diventa nel momento in cui ignoriamo ciò che succede a chi ha una pelle o un passaporto diverso non lo possiede.

Amor omnia vincit

L’amore ha mille volti.
La letteratura e la musica ne raccontano la bellezza e i lati più tragici

L’amore è la strada verso la pace – Mahatma Gandhi

Ieri sera, a Olivone, ho potuto assaporare alcune tessere di questo ricco mosaico grazie ai testi scelti dalle animatrici della Biblioteca comunale di Blenio.

Introdotti da Lorenza Gatti, i lettori Pietro Aiani, Nelly Aspari, Rosilde Bozzini, Francesco Oleggini e Enrico Poli mi hanno guidato da Shakespeare a Prévert, dalla tenerezza di due giovani amanti ai ricordi di un amore inghiottiti dall’avanzare dell’età.
Tra una lettura e l’altra brani musicali interpretati da Magda Bianchini al flauto e Naoko Hirose al pianoforte.

Una bella serata che sarà riproposta giovedì 30 settembre alla Bibliomedia di Biasca e giovedì il 7 ottobre alla Filanda di Mendrisio.

Fortuna, competenze, buone relazioni

Credits: © 2019_WellComeHome_Demian_Bern

Ieri ho ricevuto un grande regalo!
Elena e Demian hanno condiviso le fotografie che raccontano l’esperienza e le emozioni di Well Come Home, lo spettacolo che ha animato le piazze e le strade di Fescoggia lo scorso mese di settembre.

Ho ripercorso tutto il cammino: i primi incontri a Vezio, le prove a Fescoggia, le rappresentazioni.
Chi desidera può rivivere alcuni di quei momenti a questo link.

In questi giorni di quarantena, nei quali mancano gli incontri con gli amici e gli abbracci, attraverso queste fotografie ho riabbracciato tutti coloro con i quali ho condiviso questa magnifica esperienza.

#distantimavicini ci interroghiamo su come sarà la normalità del “dopo COVID-19”. Non ho le risposte. A ciascuno potrebbe però essere utile la “benedizione” dell’improbabile sacerdote o sciamano: “Fortuna, competenze, buone relazioni, anche per voi“.

Le intuizioni di “Alba senza giorno”

Ho deciso di risvegliare questo blog per tenere traccia – e condividere – alcuni pensieri che mi passano per la mente in queste settimane.
Fortunatamente non vivo rinchiuso in casa e posso lavorare. Però mi mancano gli abbracci delle nipotine, le lezioni di canto con Sara Orlacchio, le prove del Cantiamo Sottovoce, le lezioni e le prove di teatro.

In questa ultima settimana ho ripreso a leggere.
La copertina del romanzo Alba senza giorno di Fernando CoratelliIl primo libro della lista era “Alba senza giorno“, un romanzo dell’amico Fernando Coratelli. Tre storie distinte che partono da punti lontani, si incrociano nello studio di un notaio o sulla metro di Milano per incontrarsi, in un giorno di maggio, alla stazione Romolo.
Il racconto di Fernando si chiude con un evento al quale assistono molte persone. Qualcuno si avvicina. Altri si allontanano. “Tutti hanno visto qualcosa, ognuno ha capito qualcos’altro“.

Il titolo e la conclusione mi hanno fatto pensare a questi giorni.
A volte al mattino mi sveglio mi chiedo: sarà una giornata utile, oppure sarà un’alba senza giorno? Altre volte ho l’impressione che quando volgeremo lo sguardo a questa esperienza per cercare di imparare qualcosa di utile per migliorare il mondo e la società che consegneremo ai nostri figli o nipoti ci accorgeremo che ognuno di noi ha vissuto qualcosa di diverso e non riusciremo a ritrovare l’unità necessaria per costruire insieme.

Ma non solo titolo e conclusione sono di estrema attualità in questi giorni.
Nelle ultime pagine di “Alba senza giorno” (pubblicato a ottobre dello scorso anno) ci sono alcune frasi che sembrano anticipare i giorni che stiamo vivendo.
Lei allora gli sorride.
“Andrà tutto bene, gli dice.
Andrà tutto bene, sì, ripete lui“.

Qualche pagina dopo leggo:
Lei ringrazia, infila la ricetta in borsa e porge la mano alla donna che rimane immobile.
Lo sa che é meglio evitare?, la dottoressa resta impassibile al di là della scrivania. È il peggior veicolo di trasmissione batterica, se dovessi stringere le mani a tutti dovrei lavarmele di continui”.

Complimenti a Fernando per il suo romanzo. Buona lettura.

Le donne nella Storia del Ticino

Bella serata, ieri, per la presentazione a Lugano delle prime Tracce di donne, biografie femminili ticinesi del XIX e del XX secolo. Le prime schede biografiche sono disponibili su internet con anche le interviste a quattro protagoniste: Nini Eckert-Moretti, Franca Primavesi, Fulvia Sommaruga e Miranda Venturelli

AARDTGli interventi di Renata Raggi-Scala, presidente dell’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino (AARDT) e delle giovani storiche Manuela Maffongelli, capo progetto, Susanna Castelletti e Lisa Fornara sono state ricche di informazioni e di stimoli e, per me, anche di un’ondata di emozioni.

Ho visto una nuova generazione di giovani donne, consapevoli del loro ruolo nella nostra società, pronte a fare sentire la loro voce ed a dare voce alle molte donne che, spesso in silenzio e lottando contro l’incomprensione di uomini e donne del loro tempo, hanno lavorato e lottato: per il bene delle loro famiglie, della città e della società ed anche per il giusto riconoscimento dei diritti delle donne.

Affronto questa giornata particolare – e  l’incontro di Stabio con Natalia Ferrara Micocci, giovane candidata per le prossime elezioni per il Consiglio di Stato – ancor più convinto che dare voce alle donne e rivalutare il loro contributo alla storia e al benessere attuale del Ticino è il primo passo per capire quanto abbiamo bisogno del punto di vista e della sensibilità delle donne per ritrovare lo slancio verso il futuro.

Una convinzione ora accompagnata anche da una speranza: che le donne delle giovani generazioni e quelle che hanno alle spalle maggiori esperienze uniscano gli sforzi per rivendicare il diritto di poter dare il loro contributo diretto e… trovino anche molti uomini pronti ad aiutarle e sostenerle.

Buona domenica a tutti.