La lezione di un filo d’erba


Oggi è la “domenica di Tommaso” (Gv 20, 19-31), una persona nella quale mi riconosco.
Scrive, Enzo Bianchi.
Tommaso “ha bisogno di vedere ma non di toccare le ferite di Cristo: quando infatti il Risorto lo precede e smaschera con misericordia la sua debolezza, Tommaso, vistosi amato persino nella sua incredulità, fa cadere le sue difese e formula una straordinaria confessione di fede: «Mio Signore e mio Dio!». E a lui Gesù riserva la sua ultima beatitudine, di cui anche noi siamo destinatari: «Beati quelli che crederanno senza avere visto». Sì, siamo chiamati a vivere la beatitudine di chi «vede» Gesù con gli occhi della comunità cristiana, riunita nel giorno del Signore e in ascolto della Parola di Dio contenuta nelle Sante Scritture, Parola di cui il vangelo è il centro, Parola che è Gesù Cristo”. (leggi qui).
Gioisco con Tommaso. Tuttavia, mi rendo conto che per essere tra i “beati che crederanno senza avere visto” mi manca ancora molto.

Tra le riflessioni proposte da AlzogliOcchiversoilCielo per questa domenica ho scelto quella di Ernesto Balducci (1922-1992) uno dei “magister” negli anni della mia formazione alla politica e all’impegno sociale. Un testo (leggi qui) riproposto dalla Fondazione Balducci a commento della Pasqua 2020.
Quasi una profezia dei tempi che stiamo vivendo e nei quali ci ripetiamo spesso che il “dopo COVID-19” dovrà essere diverso dal “prima”.

Scriveva Ernesto Balducci: “Dovrà cambiare l’uo­mo, dovrà – come dice il profeta – il cuore dell’uomo diventare, da cuore di pietra, un cuore di carne. È una speranza che noi alimentiamo soprattutto dall’evento che celebriamo perché esso dice che le cose mutano. Il senso intimo, antropologico della Pasqua è l’afferma­zione che le cose mutano. Non è vero che c’è una ne­cessità che governa tutto, la novità è la legge. Non mi importa che mi dicano: «Guarda che gli uomini da quando sono uomini si sono sempre ammazzati». Io dico che verrà tempo in cui gli uomini non si ammaz­zeranno”.

Abbiamo celebrato la Pasqua.
Eppure un canto quaresimale resta di grande attualità: “Donaci o Signore un cuore nuovo. Poni in noi Signor uno spirito nuovo”.
Ho bisogno di un cuore che mi aiuti a sapere “mentre parlo un filo d’erba mi cresce accanto alle scar­pe e in quel filo d’erba c’è più che in tutto il mio sorri­so freddo come un laser”.
#Buonadomenica #distantimavicini

 

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