A fine maggio ho avuto la gioia di condividere con molti amici il successo di FAMEsupertars, il musical prodotto e realizzato da Paolo Meneguzzi e la Pop Music School.
In questi giorni, sotto la guida di Margherita Remotti con un gruppo di amici e colleghi del corso di recitazione e della CMCT – Compagnia Moderna di Cinema e Teatro (integrata nella Pop Music School) e sui testi di Fernando Coratelli, abbiamo iniziato il percorso per portare in teatro una versione in prosa di alcuni fotogrammi degli anni che tra il 1964 e il 1980 hanno cambiato la musica, l’arte e la vita di tutto il mondo.
Fotogrammi che vedranno spesso in scena John Lennon e Yoko Ono, qui ritratti a New York nel 1973.
Grazie a Barbara Picci e alle sue “Storie in bianco e nero” per avermi fatto scoprire questa immagine.
Per molti anni questo accorato appello – ricordo di una storia vera – ha riassunto tutta la mia (scarsa) conoscenza della musica di The Beatles, i «quattro ragazzi di Liverpool» partiti da Amburgo per poi sbarcare negli Stati Uniti e conquistare il mondo. Poco prima di Natale, per poter confermare la mia partecipazione al musical FAME superstar, Paolo Meneguzzi mi ha però chiesto di studiare la storia, la musica, la moda, l’arte degli anni tra il 1960 e i primi anni Ottanta.
Prepararmi per questo «esame» mi ha aperto un mondo in gran parte sconosciuto (malgrado io abbia vissuto quegli anni) e ha fatto riemergere dal subconscio tanti ricordi anche di brani musicali dimenticati o non più associati a quegli anni.
Anche per questo la curiosità per quel periodo non si è esaurita il giorno del test. Questa mattina, navigando in rete sul «file rouge» del viaggio e del cammino, ho scoperto, su Radio Francigena una serie di trasmissioni nella quali Marco Tamborini racconta il Mondo dei Beatles.
La prima serie mi ha guidato alla scoperta della musica di The Beatles a partire dalle canzoni che, in un modo o nell’altro, ricordano il viaggio e il movimento.
La seconda serie racconta i concerti ma anche i rapporti dei Beatles con il cinema, l’India e Bob Dylan.
Nella terza serie ho invece trovato il concerto del 30 gennaio 1969 sul tetto della Apple ma anche i ricordi di amici e musicisti a John Lennon e George Harrison dopo la loro prematura scomparsa.
Buon ascolto!
«FAME Supertars» è il nuovo musical prodotto dalla PopMusicSchool di Paolo Meneguzzi che sarà presentato il 26, 27 e 28 maggio al Palazzo dei Congressi di Lugano.
Una sessantina di giovani (di età e/o di spirito) racconteranno le storie delle superstars dagli anni ’60 alla fine degli anni ’70 (The Beatles, Jim Morrison, Andy Warhol, Bob Dylan e tanti altri) ma anche di ragazzi che inseguivano il successo e lottavano per la pace nel Vietnamm, contro le discriminazioni razziali, per un mondo diverso di speranze e libertà.
Per molti sarà l’occasione di scoprire quel mondo e i suoi fermenti oppure di riascoltare le musiche e rivivere le emozioni di quegli anni.
Per me sarà un’esperienza nuova, non solo per la possibilità di essere sul palco a recitare e cantare ma anche per vivere un periodo che mi è scivolato addosso mentre già ero (troppo) impegnato ad essere «adulto».
Così, ad esempio, credo di avere ascoltato più musica di Beatles, Doors, Rolling Stone e altri da metà dicembre a oggi che non in tutti i precedenti 45 anni.
Sono certo che sarà una bella esperienza. Vi invito a condividerla. Potete già acquistare i biglietti su biglietteria.ch oppure contattandomi personalmente (anche qui o su Facebook).
Sul percorso di formazione che, a fine maggio (26, 27 e 28), ci porterà sul palco del Palazzo dei Congressi di Lugano ci siamo lasciati alle spalle un altro intenso fine settimana di impegno, lavoro (ed anche di divertimento).
Quasi a sottolineare questa tappa, History in Moment mi regala su Twitter una bella fotografia dei «quattro ragazzi di Liverpool».
Paul McCartney e John Lennon, Ringo Starr e George Harrison ritratti con la freschezza dei loro vent’anni e, come dice il nostro autore Fernando Coratelli,«insolenti, spensierati, pronti a rispondere a tono agli adulti e a rompere le convenzioni (anche davanti alla Regina)».
Con questo spirito, la nostra avventura continua.
Intanto, voi, in attesa dell’avvio della prevendita dei biglietti, riservate la data.
Per saperne di più, consultate anche il sito della PopMusicSchool di Paolo Meneguzzi e quello della Scuola e Accademia di Musical.
Gli auguri di Buon Natale di Paolo Meneguzzi agli allievi della Scuola e Accademia di Musical è stato molto chiaro: «Mancano 19 giorni per studiare gli anni ’60 e ’70».
Questa mattina mi sono ricordato che, almeno indirettamente, alcune pagine dalla cultura musicale e artistica di quegli anni hanno trovato ispirazione anche in Ticino, per la precisione a Montagnola.
Hermann Hesse, santo degli hippies; fotografia dalla pagina FB del Museo Hermann Hesse
Un collegamento – forse sconosciuto alla maggior parte degli aspiranti “superstar” – raccontato nel 2016 dal Museo Hermann Hesse nella mostra «Hermann Hesse, santo degli hippies» che ho avuto la fortuna di visitare con alcuni dei protagonisti di «Titanic – il Musical» in quei mesi in scena in riva al Ceresio a Melide.
Impossibile, per me, raccontare quella mostra ricca di documenti e di stimoli. Fortunatamente, il 21 marzo 2016 la RSI dedicò un’intera giornata a Flower Power, la controcultura degli anni Sessanta con l’invito a «non smettere di essere Figli dei fiori».
Nel corso della giornata, la Squadra esterna dedicò i diversi appuntamenti alla mostra in allestimento a Montagnola e Regina Bucher, direttice del Museo, ha raccontato con passione e competenza i diversi aspetti dell’influenza di Hermann Hesse sul movimento hippies ma anche sull’aspirazione generale alla pace e alla fratellanza e su altri protagonisti di quegli anni quali John Lennon e Yoko Ono e il loro impegno per la pace.
L’ascolto dei diversi contributi (che è possibile riascoltare qui) può, con i documentari di Flower Power sulla controcultura , essere un buon contributo allo studio degli Anni ’60 e ’70.
Da tutti questi ho tratto anche la canzone Born to be wild degli Steppewolf un gruppo musicale che, per il suo nome, si è ispirato al romanzo «Il lupo della steppa» scritto, con «Siddharta» a Montagnola.