Il coraggio di uscire dal guscio

«Non v’è quasi traccia della nostra presenza al Campionato del mondo sui media stranieri»: lo scrive, amaramente, Tarcisio Bullo sul Corriere del Ticino di oggi.  Non ho controllato. Ricordo però il titolo della Gazzetta dello Sport online dopo la vittoria con l’Ecuador.

DzemailiE non solo. Dopo la nostra sconfitta contro l’Argentina, Massimo Gramellini ha riservato alla nazionale svizzera (o Blerim Džemaili) il suo Buongiorno di mercoledì 2 luglio.

Sulla prima pagina de La Stampa, Gramellini prende spunto dal palo colpito dal nostro nazionale nei minuti di recupero e dalla «palla, che dopo aver toccato il palo gli rimbalza sul polpaccio come in un flipper [e] invece di rotolare dentro esce di un nulla, sancendo la vittoria della sopravvalutata Argentina»

Vi lascio il piacere di leggere il Buongiorno di Massimo Gramellini.

Mi ha colpito la conclusione: «Non è il talento a fare la differenza, ma la consapevolezza nell’usarlo. Che tradotto in vita pratica significa: più uscirai dal guscio delle tue sicurezze e ti cimenterai nelle prove difficili accettando il rischio di perderle, più acquisirai quella magia dell’inesorabile che ti porterà a fare gol nel momento decisivo».

Auguri a chi accetta la sfida di uscire dal guscio protettivo e per mettere in gioco il proprio talento!

La Svizzera che mi piace

Gazzetta_CHMehmedi, Behrami (che da bambino ha rischiato l’espulsione dal Ticino) e Seferovic regalano alla Svizzera per prima vittoria ai Mondiali 2016 contro l’Ecuador. Migliore in campo: Shaqiri.
Quattro moschettieri che sono la testimonianza dei successi che possiamo ottenere con il coraggio di scacciare le paure e di essere aperti all’incontro e con un’intelligente politica di integrazione.

Per sottolineare questa vittoria ripropongo e sottoscrivo le parole del presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli:

«In questo evento Mondiale c’è posto anche per un pezzetto di cuore nostro, di simbolo identitario, di “bandiera” che ci rappresenta tutti quanti. È la nostra Nazionale.
Bene, di nuovo scorro l’elenco dei nostri alfieri e di nuovo mi emoziono nella lettura di tutti quei nomi e di quei cognomi che cantano il successo dell’incontro tra le genti, dei percorsi felici e arricchenti di famiglie di origini lontane tra di loro che hanno saputo viaggiare, fuori e dentro di sé, aprendosi al mondo. Mettendosi in gioco. Affrontando fatiche e difficoltà. Sapendosi inserire in realtà anche profondamente diverse cui hanno voluto e saputo dare il loro apporto.
Sì, questa è la Svizzera che mi piace, la Svizzera reale per cui mi sento di impegnarmi senza riserve anche nel mio lavoro quotidiano, in cui credo e sotto la cui bandiera so esprimere la mia felicità e il mio orgoglio. Comunque vada laggiù, in Brasile, questa Svizzera per me ha già vinto.
Sperando che questa realtà inoppugnabile sappia, con tenacia, farsi un domani anche rappresentazione e narrazione collettiva.
Aprendo gli occhi anche a chi non vuol vedere, scacciando da troppi cuori il buio e la paura che oggi purtroppo vi alberga
».

Forza Svizzera!

Foto dal sito della Gazzetta dello Sport