Diamo una nuova opportunità al Ticino

«La politica non è una cena di gala» [1]. Che bello! Finalmente, gli affari e gli interessi privati sono stati banditi dall’azione dei partiti.

Politici_bastaA togliere ogni illusione sul significato di questo aforisma ci ha però pensato Sergio Savoia: «la politica è un postaccio dove si danno e si ricevono attacchi spesso sgradevoli, ingiusti, perfino disumani», anche perché, aggiungo io, divisioni e tensioni sono iscritte nella storia del Ticino [2].

Non è dunque un caso se i partecipanti al sondaggio che ho proposto online mettono «la politica» al primo posto tra i temi «che dividono i ticinesi». Addirittura prima di frontalieri e stranieri.

Ho sufficiente esperienza per sapere che la politica non è solo impegno per organizzare nel migliore dei modi le istituzioni ed i servizi pubblici per poi provare a risolvere i problemi  delle persone e della società.
La democrazia impone ogni quattro anni le elezioni  ed i partiti hanno il diritto di provare a vincerle.
Non per partecipare «alla cena» (anche se non di gala), ma per creare le migliori premesse per realizzare le loro proposte.

Gli elettori hanno, da parte loro, il diritto di scegliere le persone che giudicano migliori per le qualità personali (competenza, impegno, esperienza) e per le loro proposte. Poi, per quattro anni, tutti gli eletti hanno il dovere di lavorare insieme.

Il Ticino sta vivendo un periodo difficile. Le persone sono inquiete; molte soffrono ed esprimono ansie, rancori, sentimenti di ribellione.
Però nessun partito ha il diritto di alimentare queste emozioni per provare a vincere le elezioni.

Per questo, invito tutti a dire basta con la «politica a fucilate», anche quelle sparate sui giornali, i blog, Facebook e i social network.
Uniamo le forze in un movimento trasversale ai partiti per premiare le donne e gli uomini pronti a lavorare insieme per risolvere i problemi del Ticino e dei Ticinesi.

Non sarà facile, ma senza divisioni il Ticino avrà almeno una nuova opportunità.

 

[1] Leggi qui

[2] Raffaello Ceschi; Ottocento ticinese (capitolo 2); 1986; Edizioni Dadò

Ticino diviso sul secondo tubo al San Gottardo

Il mio primo tentativo di interrogare la rete con un sondaggio sta ottenendo un successo insperato: in appena 5 giorni il numero dei partecipanti ha già superato i 100.

Grazie di cuore a tutti: a chi ha compilato il sondaggio, a chi lo ha condiviso su Facebook, a chi mi ha lasciato dei commenti o scritto in privato.
Non sono un “sondaggista” e non tutte le domande sono centrate.
Riconosco che in qualche caso, accanto ad un Sì o ad un No ci poteva stare anche un “forse”. Mi scuso e vi assicuro che proverò a fare meglio la prossima volta.

Il sondaggio è sempre aperto e i risultati completi saranno pubblicati alla fine.

Per soddisfare la mia (e la vostra) curiosità ecco alcuni tra i primi risultati parziali.
La maggioranza dei partecipanti sono uomini (59), di età fra i 46 e i 65 anni (46).
Ed ecco la risposta alla prima domanda:

20140821_sondaggio

Il sì ad un secondo tubo al San Gottardo prevale ma… di misura.
Alla domanda “In Ticino ci sono troppi stranieri“, il risultato è, in questo momento, di perfetta parità: 50 sì e 50 no.
Chi ha risposto al sondaggio pensa che la Svizzera abbia bisogno degli Accordi bilaterali con l’Unione Europea (67 sì e 34 no) ma senza quello sulla libera circolazione delle persone (56 a 46).
E sulla presenza di una donna nel prossimo Consiglio di Stato? C’è una sostanziale parità ma chi pensa che dopo Marina Masoni, Patrizia Pesenti e Laura Sadis ad aprile 2015 non ci sarà un’altra donna è al momento in maggioranza (51 a 46).

Il sondaggio continua e i risultati possono ancora cambiare.
Mi lascerò sorprendere. Intanto però rinnovo il mio Grazie a tutti.

Matteo Oleggini

Aurora e i nuovi carbonai

WWR14Racconta le storie di questi personaggi!

Il tweet  degli amici di Writers and Readers suona come una (nuova) sfida per l’estate.
Prima di provare a raccontare altre storie permettetemi però di presentarvi la (mia) signora Carbonara.

Giovane quarantenne, di quelle che si definiscono “con una marcia in più” Aurora si sentiva pienamente una donna della Milano che si preparava all’appuntamento con EXPO 2015.
Ogni giorno, sul lavoro, si muoveva perfettamente a suo agio con smartphon, tablet, computer; la sua giornata era ritmata dai suoni che annunciano l’arrivo di una e-mail o un sms.
Per alimentate i rapporti sociali, Aurora usava con perizia e disinvoltura (a volte anche cazzeggiando e senza rinunciare ad un pizzico di benevola malizia) Facebook, Twitter e WhatsApp per scambiare pensieri, link e fotografie.

Eppure…

Preda del retrogusto amaro di una insoddisfazione latente, sempre più spesso Aurora si ritrovava ad interrogarsi su quello strano cognome che si portava addosso: Carbonara.
Un cognome pesante per lei che, vegetariana, lo associava soltanto agli spaghetti con il guanciale di maiale.

Un giorno, dopo avere interrogato suo padre, aveva scoperto che doveva il suo cognome all’impegno di lontani suoi avi che si riunivano in segreto per scambiare nuove idee e visioni e gettare le basi della lotta per la libertà.
Con il tempo, l’idea di un gruppo segreto compariva sempre più spesso nei pensieri di Aurora.

Qual é la libertà per la quale lottare nel 2014?

Parlandone con amici, aveva scoperto che altri condividevano il bisogno di momenti nei quali poter essere autentici, liberi dagli stereotipi della carriera e dei rapporti sociali necessari per sostenerla e promuoverla.
Avevano così iniziato a ritrovarsi, in segreto dai rispettivi compagni e dagli amici, per leggere insieme libri di carta, per raccontarsi le emozioni della lettura e poi condividerle scambiandosi lettere scritte a mano e rigorosamente spedite per posta.

Un nuovo gruppo segreto; carbonai del 21.mo secolo alla ricerca di autenticità e libertà.
Da allora anche il suo nome, Aurora Carbonara, risuona nelle sue orecchie con una nuova armonia musicale.

(scritto il 24 maggio al #WWR14)