La Svizzera ha molti aspetti

Ieri e oggi, a Balsthal (SO) ho partecipato all’annuale riunione “extra-muros” del Comitato SAB, il gruppo svizzero che difende gli interessi delle regioni e dei Comuni di montagna e degli spazi rurali.
Fra i molti temi discussi ne ricordo alcuni: attualità e futuro della politica agricola svizzera, la nuova strategia per la gestione del lupo e della lince, le indicazioni di voto per il 28 settembre.
La due giorni di intenso lavoro, iniziata con la presentazione del parco naturale regionale della Thal, ha avuto quale piacevole intermezzo l’incontro con alcuni ospiti della regione accolti dal presidente Isidor Baumann e dal presidente del Consiglio nazionale Ruedi Lustenberger (membro del Comitato SAB): il Consigliere nazionale Kurt Fluri, sindaco di Soletta e presidente dell’Unione delle Città Svizzera, il presidente del Gran Consiglio di Soletta Peter Brotschi, il Consigliere di Stato Roland Fürst e altri graditi ospiti.

Un momento di incontro e scambio di esperienze con le autorità locali, occasione per interessanti scambi di esperienze, per conoscere una Svizzera dai molti aspetti (vielseitig) ed anche per far conoscere il Ticino e capire come ci vedono (con attenzione e simpatia) gli amici Confederati.
Con un pizzico di nostalgia per l’occasione mancata dai nostri politici l’anno scorso, quando la “due giorni” del SAB si è svolta a Ponte Tresa.

SAB

SAB: “se non ci fosse, bisognerebbe fondarlo”

Disentis e la Surselva hanno ospitato giovedì e venerdì l’annuale incontro del SAB, il Gruppo svizzero per le regioni di montagna.
L’assemblea ha in particolare segnato il passaggio della presidenza dal grigionese Theo Maissen (già Consigliere agli Stati) a Isidor Baumann, Consigliere agli Stati per il Canton Uri.
Theo Maissen ha guidato il SAB per 15 anni ed ha contribuito a renderlo una forte organizzazione che rappresenta e difende gli interessi delle regioni di montagna e degli spazi rurali in tutti i temi che toccano da vicino queste realtà fondamentali per uno sviluppo armonioso di tutta la Svizzera. Fra i successi più recenti ricordo in particolare l’impegno – coordinato con i Cantoni alpini – sul tema delle residenze secondarie e l’elaborazione dell’ordinanza di applicazione.

Isidor Baumann, Consigliere agli Stati (UR) e nuovo presidente del SAB

L’impegno a favore delle regioni di montagna continuerà sotto la guida di Isidor Baumann, già Consigliere di Stato e direttore del Dipartimento dell’economia pubblica del Canton Uri. In questa veste ha dunque seguito lo sviluppo e i primi anni di applicazione della nuova politica regionale. Un tema sempre d’attualità (anche perché si stanno gettando le basi per il prossimo periodo) e strettamente collegato anche al tema della giornata di studio di venerdì: “La svolta energetica e le opportunità per le regioni di montagna”.

Nel corso dell’assemblea è stato rinnovato anche il Comitato nazionale, con un cambiamento nella rappresentanza del Ticino: Germano Mattei (membro del Comitato fin dalla nascita del SAB nella forma attuale) ha lasciato il Comitato ed è stato designato quale “membro onorario” quale riconoscimento del suo impegno.

Il Comitato e l’assemblea mi hanno chiesto di raccogliere il testimone lasciato da Germano e di rappresentare le regioni di lingua italiana: un incarico che mi onora e che intendo svolgere con impegno e passione.
Ho conosciuto il SAB nel 2005 all’inizio della mia attività per i Comuni e le Regioni di montagna Ticinesi (CoReTi) ed ho imparato molto dalla partecipazione alle giornate di studio, alla Conferenza delle Regioni e dagli scambi d’opinione con il direttore Thomas Egger che mi ha concesso di rappresentare il SAB in alcuni gruppi di lavoro.
Affronto con fiducia questa nuova esperienza che mi permetterà di seguire da vicino alcuni temi importanti della politica federale e, spero, di contribuire a fare ascoltare la voce e le attese di tutto il Ticino e, soprattutto, di raccogliere stimoli e idee che mi auguro di poter tradurre in progetti di sviluppo per valorizzare le risorse delle regioni di montagna e più periferiche.

Il Comunicato stampa sull’Assemblea SAB (in francese)

Quale sviluppo per le regioni di montagna?

Il Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) ha annullato la decisione con la quale il Gran Consiglio (parlamento) del Cantone Ticino – a poche settimane dalle elezioni 2011 – ha concesso il diritto di utilizzare le acque del fiume Verzasca per produrre energia elettrica (leggi).
Per il TRAM la protezione dell’ambiente (deflussi minimi) e del paesaggio è più importante della produzione di energia rinnovabile e del reddito (tra i 300 e i 500 mila franchi all’anno) che i Comuni avrebbero ricavato dalla vendita di energia.

Le reazione dei vincitori e degli sconfitti hanno – ancora una volta – messo in evidenza una diversa “visione” dello sviluppo regionale per le aree di montagna e periferiche. Da un lato chi, ad ogni costo, vuole conservarle incontaminate per potervi ritrovare la natura e le emozioni negate dalle città e dagli agglomerati. Dall’altro chi, per continuare a vivere nelle valli alpine, chiede di potere avere accesso allo “sviluppo” che caratterizza le zone urbane.
Lo scontro tra queste visioni è latente ed è emerso fortemente, ad esempio, nella votazione sulla limitazione della costruzione di nuove residenze secondarie.

Il muro contro muro non porterà da nessuna parte. Allo scontro bisogna sostituire il dialogo.
Personalmente non credo che le regioni di montagna e periferiche siano “zone a basso potenziale”; in prospettiva (ad esempio di fronte alla richiesta di esperienze ed emozioni legate al contatto con la natura ma anche al riscaldamento climatico) queste regioni hanno un grosso potenziale: diverso da quello della mentalità corrente (madre, ad esempio delle turbolenze finanziarie) ma di assoluto valore.

Anche per questo mi rattrista leggere reazioni dalle quali sembra che senza nuove costruzioni, centrali idroelettiche (o parchi eolici) ed altre espressioni dello sviluppo urbano “non sostenibile” le regioni di montagna e periferiche non abbiano un futuro.
Credo sia il momento  di prendere coscienza di questo forte potenziale “diverso” e di unire le forze, la creatività e le idee per capire come ricavarne un valore aggiunto che compensi, anche economicamente, la scelta di continuare a vivere in queste regioni e di contribuire alla loro vitalità (e non solo tutela).
Per fortuna, non mancano idee ed esperienze diverse, sostenute da organizzazioni quali il Gruppo svizzero per le regioni di montagna SAB, o l’Associazione dei Borghi autentici d’Italia alle quali partecipo con interesse e attenzione.